Lime: un uso semplice in cucina

Il lime può essere usato tranquillamente al posto del limone. Anzi molti iniziano ad usarlo, magari per caso, e poi lo richiedono per il suo aroma delicato e particolare. Può essere acquistato di colore verde, ma anche giallino va bene, anzi spesso è anche più sugoso…

Ho pescato una ricetta molto semplice: il risotto al lime.

  • Prendi i lime, il numero dipende dal numero delle persone per cui cucini, in ogni caso devi ottenere un bel succo, diciamo che per quattro persone devi spremere almeno mezzo bicchiere. Spremi tutti i lime e aggiungi un po’ d’acqua. Poi prendi la padella per risotti antiaderente e mettila sul fuoco a fiamma moderata.
  • Aggiungi il riso nella padella e fallo tostare per qualche secondo, poi aggiungi dell’acqua fino a coprirlo e qualche goccia di succo di lime, un pizzico di sale e inizia a mescolare, pian piano che l’acqua si asciuga aggiungine un po’ senza arrivare a far attaccare il riso. Quando il risotto è giunto a metà cottura aggiungi tutto il succo di lime che hai spremuto conservandone qualche cucchiaiata per il condimento finale.
  • Quando il riso raggiunge la cottura desiderata fallo asciugare senza aggiungere più acqua e quando sarà pronto aggiungi l’ultima dose di succo che ti è rimasta. Adesso, spenta la fiamma, completa il piatto con una bella spolverata di pepe, senza esagerare, e mescola il tutto. Il tuo risotto al lime è pronto per essere servito.

Semplice no?

Una nota personale: io molte volte a questo piatto aggiungo dei pezzettini di avocado, ben maturo, tagliato a cubetti piccolini che si amalgama con il risotto in maniera deliziosa …
Perché non provare? Alle volte un piccolo ingrediente ti cambia la vita!
Bum!

🙂

Frutta esotica e Grande Distribuzione

ALBUZZA: «SULLA FRUTTA ESOTICA LA GD NON PUNTA ALLA QUALITÀ»

Gio 14 Ott 2010

Secondo l’amministratore della società milanese Alma la grande distribuzione tende a proporre solo prodotti trasportati via mare e non per via aerea, a discapito del gusto e della freschezza.
Volumi comunque in lieve crescita anche se senza exploit.

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I volumi della frutta esotica sono in lieve crescita per il sensibile aumento del numero di immigrati presenti in Italia e per una certa propensione a “importare” le abitudini di consumo assunte nei villaggi turistici dei Paesi tropicali da parte dei vacanzieri della Penisola.
Ma la grande distribuzione non contribuisce al successo di mango, avocado, papaja, bananitos perché tende a proporre solo frutta trasportata via mare e non per via aerea.

“E c’è una bella differenza – sostiene convinto Alberto Albuzza (nella foto) della milanese Alma, autore delle considerazioni sopra riportate – a livello di gusto, freschezza, qualità complessiva. In sostanza, aumentano i consumi, ma diminuisce il livello medio offerto dalla moderna distribuzione che per risparmiare persegue una politica poco lungimirante. All’inizio degli anni Duemila una nota catena aveva deciso di proporre esclusivamente mango trasportato per via aerea e nell’arco di sei mesi le vendite erano raddoppiate, pur a fronte di un prezzo pari a circa il quadruplo di quello richiesto per il “via mare”. Ma negli anni successivi la Gd ha preferito privilegiare la politica del “prezzo basso”; il prodotto di alta fascia va nell’horeca o nei negozi specializzati”.
I quantitativi commercializzati nel 2010, conclude Albuzza, sono comunque nel complesso in lieve incremento, pur senza exploit e con prezzi stabili; nell’ultimo decennio l’ideale grafico fa invece segnare un significativo rialzo per un settore che, sicuramente, potrebbe dare di più.

Mirko Aldinucci

mirko.aldinucci@corriereortofrutticolo.it

tratto da Corriere Ortofrutticolo

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Permettimi qualche commento, caro Alberto.

Il problema del trasporto aereo riguarda soprattutto Mango, Papaya e, in parte il Bananito.

E’ evidente che un buon prodotto, se arriva sulla tavola del consumatore dopo 3 o 4 giorni dalla raccolta, mantiene quasi inalterato il suo profumo, la sua fragranza, il suo sapore.

Ma prima di tutto occorre che il prodotto sia buono all’origine.

D’altra parte è anche vero che il trasporto aereo è molto costoso, e anche sotto il profilo della tutela dell’ambiente non è molto consigliabile.

Penso che il prodotto via aereo resterà comunque destinato ad una piccola élite e, seppure in aumento, non è destinato, a mio parere, di cambiare in modo significativo i volumi del consumo.

Altro discorso è quello della qualità, che comporta una conoscenza dei prodotti e delle varietà che attualmente è ancora scarsa anche negli operatori del settore, se non altamente specializzati come Te.

Ad esempio il Mango.

frutta esotica mango Non è un caso che il prodotto che arriva via aerea è quasi esclusivamente della varietà Kent.

Quante volte capita che i supermercati lo respingono al controllo qualità perché troppo verde?

Eppure è una delle varietà migliori, priva di fibra e molto saporita anche se arriva via mare.

In Francia lo apprezzano molto, anzi praticamente è quasi l’unico mango richiesto.

Ma il nostro consumatore è abituato a ” mangiare con gli occhi” e pretende un mango rosso, come il Tommy Atkins

frutta esotuca mango tommyrosso fuoco ma molto fibroso. E’ un mango che matura con difficoltà, arriva sui banchi del supermercato molto duro e molto raramente si mangia con piacere.

Spesso infatti passa direttamente dall’acerbo al marcio.

Lo sai bene Alberto, io e te, che lo conosciamo, non ce lo portiamo a casa da mangiare.

Per la Papaya il discorso è un po’ diverso, ma ho mangiato alcune volte della Papaya Formosa via mare che non riuscivo a distinguere dalla via aerea.

Strano ma vero.

Anche l’Avocado, per esempio, non ha bisogno di un trasporto aereo, e nemmeno il lime. Abbiamo bisogno piuttosto di sapere che un Avocado Hass è ottimo proprio quando diventa scuro, o che il lime è buono e pieno di succo quando è giallo, mentre spesso se troppo verde, come richiesto attualmente dal mercato, è più difficilmente utilizzabile.

In definitiva mi sembra che il nostro settore avrebbe bisogno di una maggiore cultura e di una conoscenza dei prodotti maggiormente professionale.

Chi vende la frutta dovrebbe diventare anche e soprattutto un operatore che trasmette conoscenze e che indirizza il consumo su prodotti qualitativamente validi, che aiuta gli acquirenti a consumare i prodotti che a volte sono in esubero e nei mercati all’ingrosso quasi si regalano, quando non finiscono per essere distrutti, con costi enormi per tutta la filiera.

Certo che, nelle condizioni attuali, ogni operatore è fin troppo impegnato a far quadrare i bilanci, a continuare a sopravvivere in una realtà dove i costi accessori sulla frutta sono sempre maggiori e i margini di profitto si riducono necessariamente.

Tuttavia dobbiamo far fronte a questa situazione con una organizzazione sempre migliore, un’attenzione particolare alla qualità, ma anche tentando di coinvolgere gli acquirenti più attenti e più sensibili anche all’interno della GDO ad intraprendere iniziative che aiutino ad educare il consumatore.

Non si tratta di organizzare le solite promozioni con il taglio prezzo, ma di coinvolgere produttori di qualità e punti vendita di eccellenza, cercando di unire gli anelli estremi della filiera, creando una maggiore comprensione delle problematiche di tutti, ma permettendo a chi gusta un frutto esotico di avere un’esperienza particolarmente piacevole.

Certo, ci vuole tanta passione, e magari la possibilità di dormire qualche ora in più di notte …

Un abbraccio

Giorgio